Nei Pulse precedenti abbiamo visto un filo rosso: dalla falsa scelta tra cloud ibrido e multi-cloud, al dilemma OpenStack vs VMware, fino alla ricerca di un’astrazione oltre Kubernetes e PaaS. E abbiamo raccontato la storia di Marco, con i suoi costi nascosti e la complessità che non quadrava mai.
Marco mi ha chiamato la settimana scorsa: "Ho capito tutto quello che mi hai spiegato. Ho anche fatto i primi passi: come sai, alcune applicazioni le ho spostate in modalità gestita, e onestamente funzionano meglio e ho molti meno grattacapi. Meno complessità, più efficienza, più tempo per concentrarmi sul business. Ma ora ho un problema più grande."
Il problema di Marco è diventato il dilemma di molti IT manager nel 2025: come conciliare gestione semplificata e sovranità tecnologica?
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Il punto di partenza: un'infrastruttura frammentata
Marco ha già fatto progressi importanti. Alcune applicazioni critiche le ha migrate verso una soluzione gestita e ne ha visto i benefici immediati. Il TCO è calato, gli incidenti operativi si sono ridotti del 40%, il team può concentrarsi su progetti a valore aggiunto invece che su patch e troubleshooting notturno.
Ma la realtà quotidiana è ancora frammentata: gran parte dei workload vive su un'infrastruttura ibrida fatta di VMware legacy, cloud privati, VM isolate sui vari hyperscaler, alcuni container orchestrati a mano.
"Il problema," mi dice Marco, "è che vorrei portare tutto sotto lo stesso modello gestito, perché ho capito che semplificazione e automazione fanno la differenza. Ma non posso perdere il controllo della mia infrastruttura e devo anche fare attenzione ai costi, non posso spostare tutto sugli hyperscaler. Alcune applicazioni devono restare sovrane, vicine, governabili in piena autonomia."
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Il grande dilemma
La domanda che ossessiona Marco (e che probabilmente ossessiona anche te) è inevitabile: dove e come migrare i workload che oggi sono ancora “dispersi”, e come avere il controllo di un mix di infrastrutture?
Marco vuole:
La semplicità operativa di una soluzione gestita.
Il controllo completo di una soluzione sovrana.
La flessibilità di cambiare provider senza lock-in.
La possibilità di governare sia infrastruttura che applicazioni da un unico punto.
Il problema è che, tradizionalmente, queste esigenze sono sempre state in conflitto.
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Le opzioni sul tavolo (e i loro limiti)
Marco ha passato settimane a valutare alternative, consultare colleghi, creare spreadsheet di confronto. Ecco cosa ha mappato:
VMware: il "safe choice" che non è più così “sicuro”
+ Affidabilità consolidata, ecosistema maturo, competenze disponibili.
- Costi esplosi (+300-500% post-Broadcom), lock-in crescente, modelli contrattuali rigidi.
"Non posso più permettermelo, ma migrare tutto è un incubo".
OpenStack: la possibile via maestra alla sovranità
Pro: Controllo totale, nessun lock-in, costi di licensing azzerati.
Contro: Complessità gestionale elevata, richiede team specializzato, curva di apprendimento ripida.
Verdetto: "È quello che farebbe per me, ma non ho le risorse per gestirlo internamente".
Hyperscaler (AWS/Azure/GCP): potenza a costi variabili
Pro: Scalabilità illimitata, servizi avanzati, ecosistema ricchissimo.
Contro: Lock-in architetturale, costi difficili da prevedere, governance distribuita.
Verdetto: "Perfetto per nuovi progetti, ma come ci porto l'esistente senza rivoluzionare tutto?".
Proxmox: la semplicità che non scala
Pro: Immediato da configurare, economico, curva di apprendimento dolce.
Contro: Visibilità limitata nel mercato enterprise, servizi gestiti meno ricchi (no DB-as-a-Service, LB-as-a-Service), API meno sofisticate per automation complessa.
Verdetto: Soluzione solida per infrastrutture tradizionali, ma ecosistema di servizi più limitato per scenari cloud-native avanzati.
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La matrice impossibile
Marco si è fatto questo schema per visualizzare il suo dilemma:

Guardando questa tabella, il pattern è evidente: per ogni soluzione c’è qualche casella "problematica". Non esiste la soluzione perfetta.
Ma c'è un modo ancora più immediato per visualizzare il dilemma. Marco ha disegnato questo grafico che riassume tutto:

Il quadrante in alto a destra è dove dovrebbe stare la soluzione ideale: alta sovranità + alta gestione. Sembra che non esista, ma in realtà esistono soluzioni che risolvono questa esigenza: Cloud Management Platform enterprise, stack di platform engineering personalizzati, o combinazioni complesse di strumenti specializzati. Il problema è che spesso richiedono investimenti significativi in licenze, competenze specialistiche, e team dedicati - risorse che molte PMI come quella di Marco non possono facilmente sostenere.
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La frustrazione nascosta
"La parte che mi fa più arrabbiare," continua Marco, "è che so che esistono CMP enterprise che fanno quello che voglio, ma sono troppo complesse e costose per noi. Vorrei qualcosa di più semplice e accessibile che mi permetta di unire IaaS e PaaS, che mi permetta di dire 'ho bisogno di far girare questa applicazione con questi requisiti' senza dovermi preoccupare se sotto c'è OpenStack, AWS o quello che è."
Marco ha messo il dito sulla piaga: il problema non è solo dove creare le macchine virtuali, mettere i workload, ma come gestirli in modo unificato una volta che ci sono.
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I collegamenti che non ci sono
Quello che manca a Marco (e che manca al mercato) sono i collegamenti:
Tra la governance dell'infrastruttura e quella delle applicazioni.
Tra workload tradizionali su VM e applicazioni containerizzate.
Tra la semplicità d'uso e il controllo tecnico.
Tra la gestione centralizzata e la distribuzione geografica.
Tra l'automazione avanzata e la trasparenza operative.
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La domanda che cambia tutto
Marco aveva centrato il punto. Il problema era davvero il "come gestire in modo unificato", non il "dove mettere" i workload. Ma la sua riflessione mi ha fatto pensare a una domanda ancora più profonda.
Dopo aver riflettuto insieme per un po', gli ho chiesto: "E se il problema non fosse nemmeno cosa gestire o come gestire, ma in che modo interagire con tutta questa complessità?"
"Come sarebbe?" mi ha chiesto.
"I CMP enterprise che menzionavi fanno quello che vuoi, ma ti costringono comunque a ragionare nei loro termini: dashboard complesse, configurazioni articolate, workflow predefiniti. E se invece potessi semplicemente descrivere quello che vuoi ottenere, senza dover imparare l'ennesimo linguaggio tecnico? E se esistesse un modo per avere la potenza di OpenStack, la semplicità di un hyperscaler gestito e la sovranità di un'infrastruttura proprietaria, senza dover scegliere e senza dover diventare esperto di ognuno?"
Marco è rimasto in silenzio per qualche secondo. Poi: "Se esistesse davvero una cosa del genere, molti dei miei problemi si risolverebbero da soli. Ma esiste?"
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La risposta nel prossimo capitolo
Nel nostro prossimo articolo esploreremo come alcune aziende stanno risolvendo esattamente questo dilemma. Spoiler: la risposta non è in una nuova tecnologia, ma in un nuovo modo di pensare all'interfaccia tra persone e infrastruttura.
Il futuro del cloud non si misura più in click o configurazioni, ma in conversazioni. Il passo oltre la gestione è il dialogo.

E tu, ti riconosci nel dilemma di Marco? Quanto tempo del tuo team viene assorbito dalla gestione dell'infrastruttura invece che dalla creazione di valore? Nel prossimo Pulse scopriremo come alcune aziende stanno già risolvendo questo dilemma con l'infrastruttura che si lascia governare dalle intenzioni.