I costi nascosti del cloud: la storia di Marco (e del suo TCO che non tornava mai)

I costi nascosti del cloud: la storia di Marco (e del suo TCO che non tornava mai)

Sep 15, 2025

Cloudsome Pulse

Marco è responsabile infrastruttura in una scale-up ICT. Come tanti, ha iniziato nel modo più semplice: un progetto, una VM dedicata su AWS. Più sicura di una macchina on-prem, più facile da mettere a budget: il meglio del meglio, no?

Funziona, finché non arriva un secondo cliente. Poi un terzo. A ogni nuovo progetto, Marco copia lo schema: una VM per ogni applicazione, un template di partenza, snapshot “quando ti ricordi”. Pensa di stare sul top di gamma - ma non ha mai pensato alla ridondanza reale.

Quando una notte la VM principale si pianta, Marco scopre la differenza tra “semplice” e “resiliente”.

La toppa: raddoppiare costa meno che rischiare

Per dormire sereno, Marco raddoppia: due VM invece di una, Load Balancer, storage replicato. La bolletta sale, ma almeno non rischia di fermare un cliente. Dopo qualche mese, i workload sono dieci. E intanto crescono snapshot, backup, patch di sicurezza.  Quello che sembrava “semplice da preventivare” diventa un puzzle.

Ed è qui che iniziano i costi nascosti. Cloud low-cost: davvero conviene?

Marco pensa: “Ok, con AWS sto pagando troppo. Sposto tutto su un cloud a basso costo, risparmio il 30% sulle risorse, metto due nodi e ho ridondanza.” Ma nella pratica:


  • Deve comprare doppio hardware per garantire failover.

  • Niente patch e snapshot automatici: se un nodo crolla, è fermo.

  • Serve un tool di monitoring esterno, da configurare e mantenere.

A fine trimestre? La spesa totale è solo -10% più bassa, ma la complessità operativa è raddoppiata.

Cluster container: la svolta… o quasi

Allora Marco decide: “Basta VM sparse, passiamo a un cluster container.” Con ECS, Fargate o Kubernetes: auto-packing, scaling elastico, CI/CD moderno. Funziona, ma arriva un altro costo invisibile: serve un SRE con skill Kubernetes, ingress controller, IAM, service mesh. Non basta un SysAdmin: ci vuole un DevOps dedicato.

Risultato: il compute scende di un altro -15%, ma le risorse umane pesano +40%. E di notte? Qualcuno deve comunque guardare gli alert.

Consolidare? Sì, ma a quale prezzo?

Marco chiede consigli, si informa sui forum, partecipa a webinar, si rivolge ad amici del settore. “Metti tutto su 4 macchine potenti” alcuni dicono, “meno host, meno patch, meno SSH.” Perfetto sulla carta, ma se un nodo crolla, cade un terzo dei workload.  Il risparmio orario (-5%) diventa un fault domain enorme.

TCO? Più basso sul foglio di calcolo, più fragile nella realtà.

La verità nei numeri (nascosti)

A conti fatti, Marco però capisce:


  • Il costo puro del compute è solo 20–30% del TCO reale.

  • Tooling (monitoring, CI/CD, security) aggiunge un +10% fisso.

  • La voce più pesante? Le persone: patch, snapshot, troubleshooting, reperibilità 24/7 possono far crescere il conto di +60%.

A questo punto Marco crea una “To-Do DevOps per chi fa tutto in casa” ed é qui che il sogno del cloud facile si trasforma in una checklist infinita. Questa è la lista che ogni team finisce per compilare, anche senza volerlo.


Fatto bene? Significa ~160–180 h/mese per garantire turni H24 (+ ferie/malattia).

E se la gestione fosse già inclusa?

A questo punto Marco si è fatto la domanda che cambia il gioco: e se tutta questa complessità fosse orchestrata in automatico, senza babysitter notturna?” Un sistema che governa l’infrastruttura, schedula risorse, gestisce la distribuzione delle app — ridondante per design, resiliente, self-healing — senza babysitter notturna?” La risposta non è una formula magica. È un piano di controllo intelligente che unisce:


  • Orchestrazione invisibile

  • Automazione del ciclo di vita

  • Policy di sicurezza integrate


La spesa non è più un puzzle di micro-costi nascosti, ma una quota chiara, scalabile e proporzionale al valore che produci.

Non è solo risparmio: è serenità operativa. Il cloud non smette di costare quando sposti le macchine su un provider più economico: smette di divorare margine quando patch, snapshot, backup, IAM e scaling sono governati nativamente — senza lock-in forzati, ma con la garanzia di resilienza reale.

La mini-calcolatrice mentale

Alla fine, Marco ha capito che per lo stesso workload (~20 - 30 app), il delta TCO cambia così:


Come funziona davvero un livello di astrazione evoluto?

Un’infrastruttura astratta non elimina i nodi fisici: li governa in modo intelligente. Significa:


  • Costruire l’infrastruttura senza esporre complessità: provisioning dichiarativo, replicabile, versionabile.

  • Schedulare risorse in tempo reale: i workload si spostano se un nodo cade, senza downtime.

  • Bilanciare traffico e carico in automatico.

  • Integrare sicurezza nativamente: policy di accesso, filtraggio e controllo fanno parte del piano di controllo.

  • Automatizzare backup, snapshot, patch: non più checklist manuali.

  • Riconciliare errori: un container anomalo si ripristina da solo (self-healing).

  • Scalare in base al carico, evitando sprechi.

Il risultato? Governance invisibile per chi sviluppa. Nessuna babysitter notturna. Nessun puzzle di patch, policy e snapshot lasciato a mano.

I pro e contro dell’astrazione evoluta


Quando conviene davvero?


L’onestà che serve (e una metafora semplice)

L’astrazione non elimina la complessità: la sposta.  Serve cultura, regole e un approccio condiviso. Ma per l’80% dei workload moderni, orchestrare patch, IAM, snapshot e scaling in automatico libera ore, margini e persone.

Se ci pensi, è come scegliere tra un’auto in leasing e un noleggio a lungo termine:

  • Con un’infrastruttura DIY (o AWS puro), l’auto è tua: la usi finché vuoi, ma ogni problema — manutenzione, guasti, assicurazione — è solo tuo.

  • Con un livello di astrazione evoluto, è come un noleggio all inclusive: paghi una quota prevedibile, senza sorprese. Se succede qualcosa, la governance fa il lavoro sporco.

In pratica: nessun costo nascosto, più tranquillità operativa.

Costruiamo la tua governance, non solo il tuo cloud

Oggi Marco non ragiona più in VM o container: ragiona solo in applicazioni da distribuire. Perché il cloud non serve a complicare la vita: serve a liberare margine, tempo e idee.

E tu, quante ore stai ancora spendendo per fare ciò che una governance evoluta potrebbe orchestrare al posto tuo?”

Quanto ti costa davvero ogni workload, quando sommi compute, tool e persone?

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👉 Vuoi capire quando conviene davvero passare ad una governance orchestrata?

Parliamone. Facciamo due conti insieme. E aiutiamo anche il tuo TCO a tornare a quadrare.

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